Recensione a Henri Deluy “Je ne suis pas une prostituee, j’espere le devenir”


Paris, Flammarion, pp. 272, Euro 19, ISBN 2-08-68278-4

E’ del tutto eccezionale che l’interesse di questa rivista si rivolga ad un libro di poesia. Ma nel volume di Henry Deluy, che anima dal 1950 la rivista “Action Poetique”, convergono vari elementi la cui confluenza simultanea e piuttosto rara. Esso costituisce percio un caso assai curioso di sincretismo culturale. C’e innanzitutto la presenza del misticismo fiammingo: Deluy traduce un poema di Hadewijch von Antwerpen, la beghina fiamminga del XIII secolo, della cui vita non sappiamo nulla. Deluy avanza la suggestiva ipotesi che questo nome nasconda l’esistenza non di una sola, ma di due persone.

I testi che ci sono stati tramandati mostrano l’influenza della poesia cortese dei trovatori: ovviamente la minne e rivolta unicamente verso Dio. Sono gia presenti le tematiche che troveranno piu ampio sviluppo in Jan von Ruysbroeck, dall’abisso senza fondo (tradotto con gouffre, che etimologicamente proviene dal latino gulfus), alla coincidenza degli opposti, dall’apologia del naufragio all’esperienza della differenza di Dio.

Deluy accentua l’aspetto alternativo e trasgressivo che e piu o meno latente nella mistica fiamminga del Medioevo, sviluppandolo nelle due direzioni che si sono tramandate fino ad oggi, quella sociale-rivoluzionaria e quella erotico-sessuale. Queste due componenti del resto erano gia implicite nel beghinismo fiammingo. Infatti, come e stato osservato, il misticismo tedesco-fiammingo e opera della nascente borghesia che si oppone alla nobilta e alla chiesa. Quanto al secondo aspetto, come non sentire l’assonanza tra Begine e Begierde (desiderio)?

Deluy quindi riallaccia i fili di una tradizione plurisecolare che ha trovato nella rivolta poetica degli ultimi due secoli il proprio coronamento. Percio nel suo libro i riferimenti alla rivoluzione sono numerosi: dai comunardi a Che Guevara, da Maiakovski al sub-comandante Marcos. Tuttavia non c’e nulla di ideologico e tantomeno di utopistico nell’evocazione di questa cultura che sembra appartenere inesorabilmente al passato. Cio che importa a Deluy infatti sono le vicende umane che restano nascoste dietro espressioni lapidarie come queste: “Margareta Geertruida Zelle, nee le 7 aout 1876, a Leeuwarden, fusillee le 13 octobre 1917, au chateau de Vincennes. Les dossiers francais seront ouverts en 2017”, oppure “Goustave Flourens, mort au combat / Lors de la marche sur Versailles./ Charles Delescluzes, mort sur une barricade, / Boulevard Voltaire”.

La tendenza verso la rarefazione e la concentrazione del linguaggio poetico, in atto dalla seconda meta dell’Ottocento, viene spinta al massimo: al limite, non restano che i nomi propri e le date (di entrambi il libro di Deluy e fin troppo pieno), nonche frasi colte al volo, staccate dal contesto, come massi erratici o tracce di un’eruzione. Il rischio e una specie di privatizzazione del linguaggio poetico: si fa cenno non solo alle parole per liberarle dal loro consumo utilitario, ma ai nomi propri, che si suppone abbiano avuto un destino, del quale pero non si riesce a dire nulla. Probabilmente perche questo e cio che resta dell’eroe moderno: “des exploits derisoires dans une situation / d’egarement” (imprese derisorie in una situazione / di smarrimento). Oppure: “Imaginations, suppositions, delires / De ces chiens anciens / Qui grandissaient / Et refusaient / D’aboyer” (Immaginazioni, supposizioni, deliri / di questi cani antichi / che crescevano / e rifiutavano / di abbaiare).

Quanto all’aspetto erotico-sessuale, che costituisce il secondo pilastro dell’ispirazione poetica di Deluy, ad esso appartiene il titolo fulminante di questa raccolta di versi: “non sono una prostituta, spero di diventarlo”. Il che detto da un signore di settant’anni e non da una teenager aspirante poetessa e gia una bella trovata, non solo per il soggetto che la pronunzia, ma anche per la speranza espressa. Infatti l la letteratura erotica e piena di memorie di meretricio da Nell Kimball (Nell Kimball: Her Life As an American Madam) a Xaviera Hollander (The happy hooker) ma non di speranze di questo tipo. Il libro di Deluy reca come epigrafe una citazione del famoso passo dell’Apocalisse (17, 1-5) che descrive la grande prostituta “ammantata di porpora e di scarlatto, adorna d’oro, di pietre preziose e di perle”. Ora se si tiene presente che beghine e beghardi, fratelli e sorelle del libero spirito, spesso si confusero con movimenti ereticali millenaristi ed escatologici, il riferimento alla speranza nel titolo del libro, costituisce una specie di contrafactum molto arguto, una secolarizzazione del sacro che produce sorpresa. I versi del poema di Hadewijch von Antwerpen sono stampati su pagine dispari; le pagine pari corrispondenti contengono invece versi di Deluy molto profani del tipo “A Katmandou, les prostituees, / Pres du temple inacheve, / Se tenaient par la main./ L’amour de Dieu etait alors / Une rumeur sans lendemain” (A Katamandu, le prostitute,/ vicino ad un tempio incompiuto / si tenevano per mano. / L’amore di Dio era allora / un rumore senza domani).

C’e tuttavia nel libro di Deluy un terzo aspetto che merita attenzione e che sembra estraneo al misticismo fiammingo e alla poesia ermetica: un orientamento documentaristico che si manifesta per esempio nell’inserimento di una fotografia, quella del capitano Fortino Samano , presa qualche istante prima della sua esecuzione avvenuta in Messico nel 1916. Colpisce l’aria di sfida con cui il condannato affronta la morte: il sigaro in bocca, le mani in tasca, il volto atteggiato ad un sorriso, lo si direbbe in attesa di una ragazza. E’ proprio questa dimensione documentaristica ad essere focalizzata nella recensione al libro di Deluy di Odile Hunoult ( in “La Quinzaine Litteraire” , n. 849, 1-15 marzo 2003), la quale si intitola appunto Photographies. Ora che perfino nella poesia si avverta quel partito preso del documento, che costituisce l’argomento di uno degli ultimi numeri della rivista “Communications” (n. 71, a cura di Jean-Francois Chevrier e Philippe Roussin), e un fenomeno che merita attenzione. Secondo i curatori di questo numero l’attenzione all’aspetto documentaristico ha attraversato nel XX secolo tre differenti fasi.

La prima si colloca negli anni Venti e si manifesta nelle ricerche e nelle discussioni svoltesi in Russia sull’idea della “fattografia”, in Germania sulla Nuova Obiettivita, in Francia sul “caso oggettivo” surrealista, nonche nell’influenza che questi movimenti hanno avuto su Brecht, Benjamin e Kracauer. La seconda fase di colloca negli anni Sessanta ed e rappresentata soprattutto dal cinema diretto, dalla televisione e dal trionfo dell’immagine. La terza fase sarebbe quella che si e iniziata negli anni Novanta: piu difficile da cogliere nei suoi aspetti peculiari rispetto alle prime due, essa mi sembra ruotare intorno alla nozione di “cosa”. Implica dunque un’accentuazione feticistica che era marginale nelle prime due fasi. Ora l’intuizione che circola nel libro di Deluy, e che la poesia possa costituire la cosa per eccellenza. Se avesse scritto “Non sono una cosa, ma spero di diventarlo” in fondo non avrebbe fatto altro che esprimere il punto di vista dei mistici fiammingo-tedeschi del Medioevo e avrebbe rinnovato l’auspicio di Rilke, secondo cui il poeta deve farsi simile alle cose.

di Mario Perniola