Mario Perniola – Una geografia della pornografia?


Discussione

E’ difficile vedere nella pornografia di oggi altro che qualcosa di reazionario ed oscurantista. Reazionario nel senso letterale del termine: di reazione al femminismo e di reazione alla dimensione simbolica del desiderio e della cultura. La volonta di umiliare, di mortificare, di umiliare le donne prevale su tutto ed e consonante col generale processo di degradazione e di istupidimento che investe le societa occidentali su cui tanto Umberto Eco quanto Marco Lodoli (Il silenzio dei miei studenti che non sanno piu ragionare in “La Repubblica”, 4 ottobre 2002 e I miei ragazzi insidiati dal demone della Facilita in “La Repubblica”, 6 novembre 2002) hanno recentemente portato la loro attenzione. La scrittrice Isabelle Sorente sulla rivista “Blast” ha recensito un video, Shocking Truth presentato al parlamento svedese, che mette in evidenza in tutta la sua crudezza questo aspetto della pornografia.

Eppure fino a una decina d’anni fa la pornografia era ancora un aspetto del processo di emancipazione e di liberazione messo in moto dall’Illuminismo. Nel volume collettivo The Invention of the Pornography, a cura di Lynn Hunt (New York, Zone Books, 1996) viene delineata la storia del genere che risulta essere abbastanza recente. La parola pornography comparirebbe in Inghilterra per la prima volta nell’Oxford English Dictionary nel 1857, mentre in Francia il termine equivalente risalirebbe a un secolo prima col romanzo di Restif de la Bretonne Le pornographe. L’idea della pornografia avrebbe una specifica collocazione geografica e temporale che si sviluppa in tre fasi diverse. Nella fase, che va dal Cinquecento alla fine del Settecento, sotto il nome di philosophical books sono raccolti fogli scandalistici, trattati metafisici, satire anticlericali, storie erotiche, libri osceni, libelli e pamphet, insomma tutto cio che agli occhi dell’Ancien Regime risultava socialmente pericoloso. A partire dalla prima meta dell’Ottocento i materiali pornografici che sono in massima parte di produzione francese e inglese, e solo marginalmente tedesca, vengono raccolti in un settore speciale delle biblioteche, che in Francia si chiama Enfer e in Inghilterra Private Case, a cui si puo accedere solo per motivi di studio. Infine dal 1970 in poi avviene una specie di democratizzazione della pornografia, grazie al quale libri ed immagini prima riservati ad un pubblico colto e maschile diventano di pubblico consumo.

Tuttavia e soprattutto nel corso degli ultimi dieci anni che il fenomeno ha assunto quel carattere reazionario ed oscurantista di cui ho parlato all’inizio di questo articolo. Infatti l’indagine socio-psicologica condotta negli Stati Uniti dal grande psicoanalista Robert J. Stoller alla fine degli anni Ottanta sul cosiddetto “mondo a luci rosse” cioe sui protagonisti del porno – attori, attrici, produttori e sceneggiatori – ci fornisce un’immagine assai diversa da quella attuale. Stoller nel suo volume Il porno. Miti per il XX secolo (Milano, Feltrinelli, 1993) individua nella “ribellione alla societa” la caratteristica piu comune negli attori e produttori del porno. “Nel fondo del porno c’e l’ira” , la rivolta contro i genitori, lo stato, le istituzioni in generale. Mi chiedo se questa affermazione sia ancora vera oggi. In ogni caso molte altre sue considerazioni appaiono ormai datate: per esempio, che gli attori considerino la pornografia migliore della prostituzione, perche hanno l’impressione di “fare del cinema”. L’intervento di Internet ha cambiato profondamente il significato politico della pornografia, la quale e si e trasformata da veicolo di rivolta e di liberazione nello strumento attraverso cui il nuovo capitalismo scardina non solo la cultura delle societa non occidentali, ma la propria stessa cultura.

La linea ultra-naturalistica e manageriale assunta dalla pornografia via Internet tende ad abolire la mediazione culturale su cui si fonda l’esperienza erotica. Mentre nel passato i confini tra la pornografia e l’erotismo erano incerti e fluidi, ora essi risaltano con molta maggiore evidenza. Il businness pornografico via Internet tende a rompere i rapporti tra il desiderio e la totalita dell’esperienza e quindi impedisce che esso transiti verso altre forme di sentire. Esso si configura come un vero e proprio attacco alla fluidita della libido. Ne deriva un incredibile impoverimento delle pulsioni, le quali restano fissate in un’immobilita stupida. La pornografia via Internet e percio funzionale rispetto alla generale tendenza verso l’immiserimento mentale e psichico che caratterizza la societa attuale.

Puo darsi che queste considerazioni siano troppo pessimistiche e che Internet come ogni nuovo medium – secondo quanto sostiene Marshall McLuhan – provochi all’inizio un fenomeno di addormentamento, di narcosi, di amputazione destinato ad essere successivamente superato. Certo e che esse mi sono suggerite dal recente volume di Ando Gilardi, Storia della fotografia pornografica (Milano, Bruno Mondadori, 2002) che fornisce e commenta un materiale assai vasto e interessante per lo piu appartenente alla fase intermedia della pornografia, cioe tra Ottocento e Novecento, disposto secondo un’articolazione geografica. Qui sta l’originalita del libro, che cerca di individuare i caratteri specifici che la fotografia pornografica ha assunto in alcune citta emblematiche e in alcune nazioni: Roma, Parigi, Londra, New York, la Germania… Esso segue lo schema su cui si articolava la prestigiosa collana di libri diretta da Lo Duca, la Bibliotheque Internationale d’Erotologie, pubblicata negli anni Sessanta dal pluricensurato editore francese Jean-Jacques Pauvert, la quale appunto era divisa in domini nazionali. In quella collana (in cui comparve Les larmes d’Eros di Georges Bataille) manco un libro dedicato al dominio italiano.

Chi era stato incaricato di scriverlo era il sottoscritto che non ebbe il tempo di portare a termine il lavoro Percio mi ha particolarmente interessato quanto Gilardi scrive sulla pornografia a Roma, dove la notizia dell’invenzione della fotografia era stata data nel 1839 e il suo uso pornografico si realizzo gia negli anni immediatamente successivi. Gilardi racconta la vicenda del piu celebre studio pornografico dell’epoca, “Ai quattro pontefici” posto in via del Farinone e gestito da Martino Diotallevi e da sua moglie, attivo dal 1850 al 1862, specializzato soprattutto in immagini oscene ispirate alle vicende dell’Antico Testamento e in fotomontaggi volti a screditare papi e principesse, o uomini politici come Mazzini e Garibaldi. Colpisce la figura di un’associata allo studio, Costanza Vaccari Diotallevi, definita da Gilardi la “protopornografa”, che era dotata di notevole cultura (tra l’altro sapeva il latino, il francese e il tedesco) e che sara l’unica del gruppo a sottrarsi alla persecuzione pontificia emigrando in Germania. Nella Roma dell’epoca i punti chiave delle attivita pornografiche sembrano tuttavia essere state le numerose accademie d’arte, intorno alle quali ruotavano numerosi modelle e modelli disposti a passare dalle lunghe sedute davanti ai cavalletti degli artisti alle molto piu rapide pose davanti all’obiettivo fotografico. Le calotipie e le fototipie dell’epoca sono ai nostri occhi dotate di un’aura quasi poetica che ricorda la frase di Levinas che il sociologo Patrick Baudry pone come epigrafe al suo volume La pornographie et ses images (Paris, Armand Colin, 1997): “l’anima non e un’esigenza di immortalita, ma un’impossibilita ad assassinare”; a suo avviso infatti anche le immagini piu fruste significano ancora il gioco poetico del corpo.

di Mario Perniola