Perché la seduzione sembra ad alcuni una cosa del passato? Essa ha contro di sé ben cinque nemici completamente differenti tra loro che tuttavia convergono nel desiderare il suo tramonto: il neopuritanesimo, la pornografia, l’istituzionalizzazione delle perversioni, la Raunch Culture, e, last but not least, le dipendenze.
Il neopuritanesimo potrebbe essere liquidato come una ennesima manifestazione di ipocrisia, cioè di qualcosa che è sempre esistito. In realtà, come il neofondamentalismo, presenta aspetti più inquietanti proprio perché è complementare rispetto alla perdita di dignità della vita sociale e collettiva in Occidente (come ha ben dimostrato Boris Groys nel numero 11 di “Ágalma”).
In altri termini, il neopuritanesimo e la diffusione massiva della pornografia sono le due facce di un’unica medaglia: infatti la questione intorno alla quale si interroga l’Occidente verte su quale sia la tattica più efficace nella lotta che conduce contro il fondamentalismo islamico: la rivalità mimetica, per cui al moralismo fanatico si oppone un altro moralismo fanatico, oppure l’ostentazione del trash, dell’osceno, del disgustoso, che mira a destabilizzare le società repressive? Sembra che i tre grandi “maestri del sospetto”, su cui si è costruita gran parte del pensiero filosofico del secondo Novecento, Marx, Nietzsche e Freud, siano stati messi in soffitta e sostituiti da un semplicismo e da una ingenuità disarmanti che si è tentati di considerare come una manifestazione di torpore (il numbing effect di cui parla McLuhan). Infatti sbaglia chi considera il neopuritanesimo come una forma di dogmatismo: quest’ultimo infatti ritiene che la ragione abbia terminato il suo compito e che perciò non ci sia più nulla da ricercare. Ed è ancora fargli troppo onore pensarlo come una forma di ragion pigra, cioè di quel ragionamento che persuade all’inerzia.
Tendo invece a credere che esso nemmeno sospetti che la ragione abbia mai avuto un compito e che la sua attività consista nel lavoro dell’interpretazione. Analogamente il populismo pornografico ha messo in soffitta i maestri dell’immaginazione erotica: non solo Bataille e Klossowski, ma perfino Sacher Masoch e Sade, i quali attribuivano un ruolo essenziale alla mediazione linguistica: ci si appassiona eroticamente solo attraverso il racconto delle passioni altrui. In ciò il libertinaggio si distingue fondamentalmente dalla pornografia: esso nasce nello spazio immaginario del racconto del desiderio altrui e si compie nella ripetizione rituale di un modello assunto dall’esterno.
Il populismo pornografico invece suppone una immediatezza spontanea che finisce col condurre alla desessualizzazione o al ribrezzo neopuritano nei confronti del sesso. Neopuritanesimo e pornografia quindi mirano secondo tattiche opposte allo stesso fine: la scomparsa della ragione e dell’immaginazione.
Se neopuritanesimo e pornografia sono i nemici morali della seduzione, l’istituzionalizzazione delle perversioni (con l’eccezione della pedofilia) e la Raunch Culture (cioè la forma aggressiva e spudorata del femminismo) sono invece i suoi nemici politici. Trasformare la perversione in un diritto civile mi sembra privarla completamente della sua “aura” e farla precipitare in una noia mortale; il risultato è la concentrazione di tutto l’ambito della trasgressione proprio sulla pedofilia e sulla violenza. In altre parole, bisogna give the devil his due e se gli si dà troppo poco, il diavolo se lo riprende da un’altra parte. Nella polarizzazione della sessualità tra comportamenti legali e illegali esiste una zona grigia che è opportuno rimanga tale e che deve essere trattata con l’esprit de finesse, non con l’esprit de géométrie. Rientra in questa zona grigia la problematica della prostituzione su cui il sociologo tedesco Georg Simmel scrisse agli inizi del Novecento pagine ancora molto attuali.
Il ruolo del denaro nelle relazioni sessuali è una questione così delicata che la criminalizzazione di chi si prostituisce spontaneamente e/o del suo cliente ha delle implicazioni socio-politiche troppo destabilizzanti per la società occidentale nel suo complesso. Con la Raunch Culture – termine che il libro di Ariel Levy Female Chauvinist Pigs: Women and the Rise of Raunch Culture ha reso popolare – si assiste alla resa incondizionata del femminismo all’ideologia del consumismo neo-liberale e alla mercificazione completa dell’immagine del corpo, secondo i dettami di ciò che i francesi chiamano la pornoïsation pubblicitaria. Ovviamente il contraltare di tutto ciò è la proposta di punire legalmente come sexual harassment ogni manifestazione di galanteria.
La vera causa di questa situazione sconfortante, nella quale fenomeni opposti si sostengono a vicenda, è tuttavia più profonda. Essa non è di natura morale e tanto meno politica, ma appartiene all’ambito della psicologia. Il posto occupato in passato dalle perversioni è stato preso dalle dipendenze (addictions), la cui dinamica è completamente differente dalle patologie studiate da decenni dalla filosofia, dalla critica letteraria e dalla psicoanalisi. In fondo la seduzione, come la perversione, è un dispositivo psicologico che implica attesa, sospensione, transito, mediazione e ritualità. La dipendenza invece esige di annullare la temporalità: non è più desiderio, ma bisogno impellente e incontrollabile (craving) che chiede di essere placato immediatamente. In altre parole non c’è più tempo per un processo così lento e complicato come la seduzione, che è così strettamente legata agli aspetti qualitativi dell’esperienza. Infatti col desiderio tramonta anche il piacere. Perfino la mancanza di sensazioni piacevoli ha cambiato nome e caratteristiche: non è più afanisi, ma anedonia. Non a caso Verena von der Heyden-Rynsch, autrice di un libro molto seducente che si intitola La passion de séduire, incontra molte difficoltà a trovare degli esempi attuali.
Così il progetto da cui è nata “Ágalma” e i temi su cui si focalizza la sua attenzione continuano ad essere inattuali e intempestivi (nel senso che Nietzsche ha dato all’aggettivo unzeitgemäss), ma proprio dal fatto che il suo cammino sia così impervio, stretto tra i puritani e le veline, tra gli pseudo-moralisti e gli pseudo-trasgressivi, deriva la spinta che ci porta a proseguirlo. Il faut reculer pour mieux sauter.